domenica 27 giugno 2010

casa


Domenica con la mamma. Qui nella casa dove sono nata.
Cioè, non esattamente. Sono nata quattro piani più sù. Ma si sa, i tempi cambiano e spesso tocca scendere con i piedi per terra.

Non ritrovo molto del tempo passato qui.

Scendo in giardino, posso vedere le differenze, i cambiamenti.

Il vuoto che si è creato.

Riconosco i cocci di vetro cementati in cima al muro. Ricordo che una volta da piccola sentii parlare di un evaso che forse passando di lì aveva guadagnato la strada dei tetti. Chissà poi se l'avevo sentito dire davvero o se, come ora, già da piccola la mia fantasia si inventava le storie.

Il glicine invece si dev'essere stufato di far ombra perchè da stare disteso in orizzontale è passato ad arrampicarsi inutilmente sul muro. Peccato. Mi piaceva il pomeriggio guardare il cielo attraverso le sue foglie. Mi piaceva quel contrasto di azzurro, verde e glicine. Ora il fondo grigio si capisce perfettamente che lo deprime. Ha smesso anche i fiori.

Ho un sacco di tempo da passare e sono così stanca che non riesco a concentrarmi su niente. Mi invento un gioco: penso ad una persona e cerco un quadrifoglio. Non mi ricordo di averne mai trovato uno. Eppure oggi mi è bastato formulare questo pensiero perchè un bellissimo quadrifoglio verde intenso si materializzasse sotto i miei occhi.

E' vero, proprio così. Lo raccolgo con la massima cura. Lo metterò da parte per regalarlo, perchè così funziona con la fortuna: se la trattieni la spegni, bisogna farla girare, donarla.

Così la mia domenica un po' triste cambia subito luce.

Perchè io, oramai è assodato, sono una ragazza molto fortunata.

giovedì 24 giugno 2010

elogio dell'ozio


Pomeriggio oscurato.

Occhi spenti.

Non mi resta che il divano. Metto in funzione le orecchie e resto in ascolto.

Lascio che la pigrizia mi parli e mi convinca. Posso restare così, per diverse ore.

Non devo per forza fare, disfare, capire.

Posso ascoltare senza cercare risposte.

Immagazzinare energie. Lasciarsi sfiorare dalle idee senza acchiapparle.

Approfittare della momentanea cecità per rendersi invisibile.

Godere della penombra. Forma e sostanza.

martedì 22 giugno 2010

acqua, sole, vento.


L'acqua resta lì, nella vasca a disposizione. Accogliente.

Il pomeriggio può anche capitare di trovarla solo per te.

Un'intera piscina solo per te. Un vero lusso e una grande fortuna.

Nuotare a sazietà, pensare a sazietà.

Poi il sole che quando si unisce al venticello sottile sa produrre fantastiche carezze.

Giusto per farti pensare che non c'è niente di meglio, non c'è niente di ottimo, al di fuori di quello che riusciamo a percepire.

Poi ti distrai un attimo ed ecco che i pensieri, gli stessi pensieri, si ricompongono in un modo del tutto diverso. Direi inedito.

E la luce, e il sole stesso, e il vento di colpo ti parlano in modo diverso. Ti svelano un altro mondo.

Un mondo che francamente ti era sfuggito, e di cui ancora fai fatica a capire il significato.

Non resta che respirare a fondo e guardare avanti.

venerdì 18 giugno 2010

L'ultimo post


Pensar, pensar


"Penso che nella società attuale ci manchi la filosofia.

Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo determinato, come la scienza che invece procede per soddisfare i suoi obiettivi.

Ci manca la riflessione, pensare, necessitiamo del lavoro di pensare e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte."


Oggi, nel giorno della sua morte.
Per non dimenticare Jose Saramago.

Wislawa Szymborska

LA STAZIONE


Il mio non arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Sei stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

La mia persona, assente,
si è avviata all'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuona questa parolina.

Wislawa Szymborska.
Una scoperta, una sorpresa, un emozione continua.
Un regalo.
Premio Nobel per la letteratura 1996.




mercoledì 16 giugno 2010

pioggia


Pensavo che un giorno di pioggia era quello che mi ci voleva.

Per impigrire la giornata, per mangiare malinconia già a colazione.

La finestra aperta, il profumo del gelsomino bagnato. Così diverso dal gelsomino notturno. Già, le tante anime del gelsomino, ognuna con un odore diverso.

Proprio come noi.

Volevo approfittare della pioggia per stendere la mia memoria sul balcone. Volevo che l'acqua piovana la lavasse dai ricordi che bruciano, scottano, agitano.

Ma non ho saputo resistere, l'ho dovuta subito ritirare.

Sono troppo gelosa dei miei ricordi. Non vorrei lavarli via mai.

Continuerò ad accarezzarli fino ad addomesticarli. Così non faranno più male.

domenica 13 giugno 2010

epilogo


La barca faceva acqua.

Diverse volte ne ho avuto la percezione, dopo il primo periodo di sublime navigazione.

Inoltre l'altro marinaio, il mio socio, era sparito. E il comandante non s'era proprio visto.

Ero sola, in mezzo al mare, sopra una barca che si stava inabissando.

Guardandomi intorno non vedevo altro che mare. Mare adorato in cui tanto avevo desiderato navigare.

Ma non avevo scelta, dovevo saltare.

Così una mattina ho lasciato la barca al suo destino e ho cominciato a nuotare.

Non so per quante ore l'ho fatto, forse per diversi giorni.

Ogni tanto per riposare facevo il morto e il mare, che è mio amico, mi trasportava.

Ho visto pesci di ogni genere. Alcuni mi hanno fatto ridere, altri paura.

Mi sono lasciata cullare a lungo e a lungo, riprendendo le forze, ho nuotato.

Devo anche aver pianto, a tratti. Ma le lacrime si sa sono salate e il mare le assorbe volentieri.

Poi ho cominciato a vedere qualcosa.

Qualcosa silenziosamente stava cambiando sul mio orizzonte e quando finalmente sono riuscita a mettere a fuoco l'ho visto.

Il mare mi stava riportando a casa, mi stava riportando al Faro.

Mi sono lasciata adagiare su quella spiaggetta che ormai non avevo più forze e sono rimasta a guardare.

Quello che vedevo sopra di me era sicuramente il mio Faro ma.... era abitato.

Attorno al tavolo, sotto la pergola, discutevano animatamente un uomo dai tratti e dall'accento rom, un nero, probabilmente cetrafricano, e una donna .

La donna era di spalle e non potevo vederla in viso, ma sulla spalla teneva una grassa gatta a tre colori. Sotto al tavolo invece dormiva un cagnone bianco e grigio dall'aria bonaria.

I tre non smettevano di discutere e ridere. Sembravano tre ragazzini ma probabilmente erano tre nonnetti.

Poi la donna si è alzata, facendo rotolare la gatta a terra, e ha fatto qualche passo in direzione del mare.

In quel momento ho capito che nuotando dovevo aver superato qualche barriera spazio/temporale, perchè quella donna ero io.

Certo dovevano essere passati diversi anni. Lo intuivo non tanto dal suo aspetto fisico, quanto dal senso di compiutezza che emanava.

Restai lì a lungo, come spiando in uno dei futuri possibili.

E mentre mi domando se futuro può supportare il plurale, vengo colpita da una tavola ricurva portata dal mare.

Non mi ci vuole molto a riconoscere un pezzo della mia barca, quello su cui ancora, un po' sbiadito dal mare, si può leggere il suo nome: Respiro d' Amore Impossibile.


sabato 12 giugno 2010

oscillando


Tra la consapevolezza del dolore.

Che è vita.

E il desiderio di felicità.

Che è vita.

giovedì 10 giugno 2010

punti


Punti di forza, punti dolenti, punti di vista, punti di sutura.

Punti che ti fanno vincere un premio. Se hai la costanza di fare la raccolta.

Punti numerati, che se li unisci fanno un disegnino.

Conosco il mio punto di forza.

Conosco il mio punto critico, debole, dolente.

Sono esattamente lo stesso punto. Coincidono.

Nello stesso spazio infinitesimale.

Ecco il punto!

Uff,... che fatica però.

lunedì 7 giugno 2010

risoluzioni


Tante volte ho pensato di affidarmi al cuore.

Ho creduto sinceramente di ascoltarlo e di seguire i suoi consigli.

Stasera so di aver imbrogliato.

Ho sempre ascoltato inanzittutto la testa. E probabilmente ho fatto bene perchè si capisce che il mio cuore non era in grado di farsi ascoltare.

Un cuore incapace di amare quello che non comprende.

Dato che credevo che l'unico modo per comprendere dovesse passare attraverso la conoscenza.

Ma dopo aver inutilmente sguinzagliato i miei neuroni mi sono arresa all'unica risoluzione capace di darmi pace. Arriva dal cuore e sicuramente può sembrare poco sensata ma sento che è quella giusta. Credo che abbia qualcosa a che fare con la compassione. Oltre la comprensione, incondizionatamente.

E insieme a tutto ciò scopro che il solo fatto di provare questo sentimento è di per se molto appagante.

domenica 6 giugno 2010

esplorandomi


Come la Regina Bianca posso credere ad almeno sei cose impossibili già prima di colazione.

Poi sono capace di proseguire cambiando punto di vista sullo stesso fatto per ben quarantasei volte.

Alla fine girello per casa facendo saltellare tra le mani un orrido coso dotato di quarantasei facce.

Ma sono sempre io.

E alla fine riemergo.

Corsivo

martedì 1 giugno 2010

fronteggiando le onde


Non si è mai al sicuro dal mare grosso.

Soprattutto quando è il tuo stesso io più profondo a generare le onde.

Sono le solite onde, messe sù da quella vocina che cerca di denigrarti, di spegnerti, di tagliarti le ali e la fantasia.

Per anni l'ho ascoltata con le orecchie basse, e spesso le ho permesso di prendere il comando, generando foreste di dubbi e nuvole cariche d'ansia.

Grazie a lei, la mia vocina denigratoria, ho inciampato, strisciato e messo a tacere come fossero scabrosi i miei più sani desideri.

Grazie a lei ho camminato restando in ginocchio, dimenticandomi di avere due belle gambe.

Profilo basso! -mi urla lei- cosa credi di fare?

Ma ora che ho cominciato a studiare da marinaio ho imparato a cavalcare le onde, e ad alzare la voce quando discuto con lei.

E così facendo ho imparato a rispettare la mia vita, vedendone tutta la bellezza.

Propio tutta, compresa quella che ancora ha da venire.